06-03-2023
Intelligenza artificiale, ma con un tocco di umanità. Ovvero basata su processori fatti di vere cellule nervose umane, i cosiddetti biocomputer. A discutere questo nuovo approccio “ibrido” all'informatica è oggi un'équipe di scienziati della Johns Hopkins University e di altri istituti di ricerca, che in uno studio appena pubblicato sulla rivista Frontiers in Science traccia la strada per realizzare un dispositivo a base di hardware biologico – neuroni umani in coltura, per l'appunto, chiamati organoidi cerebrali o brain-on-a-chip – che può essere programmato per risolvere problemi, e, più genericamente, svolgere determinate attività computazionali. “Abbiamo chiamato questo nuovo campo interdisciplinare 'intelligenza degli organoidi', Oi – ha spiegato Thomas Hartung, della Johns Hopkins – e si è ormai raccolta una comunità di scienziati molto brillanti per sviluppare questa tecnologia, che riteniamo lancerà una nuova era di bioinformatica efficiente, veloce e potente”. A scanso di equivoci, va specificato che al momento l'idea “è puramente teorica”, come ha spiegato all'Ansa Chiara Magliaro, ricercatrice del Centro E. Piaggio all'Università di Pisa, aggiungendo però anche che “immagina in prospettiva di arrivare a una nuova generazione di computer bio-ispirati”.
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